ESCLUSIVA - Marco Fossati: "Sono stato il primo acquisto di Berlusconi. Con l'Hajduk ho segnato al Villarreal, ora vorrei tornare in Italia. La Serie B mi stuzzica, ma..."
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173 presenze in Serie B, una ventina di gare in Serie A e un'ultima esperienza in Croazia con la maglia dell'Hajduk Spalato, dove ha giocato in Conference League e ha segnato al Villarreal. Marco Fossati è attualmente svincolato, ma ha ancora tanto da dare al calcio italiano e sogna il ritorno in patria, in un progetto che possa puntare su di lui e dargli importanti garanzie a livello tecnico. Il centrocampista 31enne, cresciuto con le maglie di Inter e Milan prima di vivere una carriera da giramondo (Latina, Ascoli, Bari, Perugia, Cagliari, Verona, Monza e Hajduk), ha rilasciato un'intervista ai nostri microfoni, sviscerando vari temi e aprendo il suo libro dei ricordi. Di seguito le sue parole.
Cosa ci fa Marco Fossati svincolato? Come stai vivendo questa situazione?
"A livello mentale sono tranquillo e fiducioso di quello che arriverà, so quello che ho fatto negli ultimi due anni e mezzo. Mi sto allenando, con un preparatore personale e da solo, e non vedo l'ora di ricominciare. Negli ultimi due anni all'Hajduk iniziavamo a metà giugno e veniva da pensare che era troppo presto per riprendere ad allenarsi, ora invece smanio per trovare una squadra e ripartire".
Sei reduce da due anni e mezzo all'Hajduk, dove hai giocato contro squadre di alto livello e disputato le coppe europee da protagonista...
"Da quest'esperienza ho ricavato una consapevolezza maggiore, anche a livello europeo. Finchè sei in Italia senti tutto ovattato e si percepisce quasi la paura di andare all'estero. In realtà scopri culture, altri campionati o filosofie che ti sorprendono, com'è successo a me all'Hajduk dove ho conosciuto un club storico e glorioso. Ho avuto l'opportunità di vincere due Coppe di Croazia, giocare i preliminari di Conference e segnare al Villarreal, una grande soddisfazione a livello personale. La Serie A e l'Europa erano alcuni dei miei sogni da giovane calciatore, sto mettendo dei tasselli giusti".
Hai voglia di tornare in Italia?
"Ho 31 anni, ho messo su famiglia e non mi dispiacerebbe affatto tornare. Quando cresci si creano certe situazioni e, nonostante l'ottima esperienza nell'Hajduk, l'Italia mi è mancata. Tornare a casa sarebbe bello. Preferenze? Vorrei un progetto tecnico che puntasse su di me e sia soddisfacente. Non ho preferenze tra Nord e Sud, ma mi piacerebbe mantenere la Serie B".
La tua carriera inizia nelle giovanili dell'Inter.
"Ero molto giovane allora, mi sono allenato coi grandi sia con Mancini che con Mourinho. Stravedevo per Thiago Motta, un giocatore straordinario che faceva passaggi millimetrici e consentiva ai compagni di non sbagliare quasi mai".
Hai giocato con Balotelli, è uno dei più forti in assoluto con cui hai condiviso lo spogliatoio?
"Al Monza ci siamo solo sfiorati, lui è arrivato e poco dopo sono andato via. All'Inter, dov'ero in Primavera e lui svettava in prima squadra, era incredibile. Mai visto un giocatore così forte".
Quando giocavi in nerazzurro, Piero Ausilio era il ds del settore giovanile. Com'era?
"In quegli anni ebbi modo di conoscerlo dal punto di vista lavorativo, io e mio padre ci siamo subito detti che sarebbe diventato un fenomeno nel suo lavoro. Si capiva dove sarebbe arrivato, da come trattava e si siedeva al tavolo anche coi giovani come me, ed ora è uno dei migliori dirigenti in assoluto".
La tua prima esperienza tra i professionisti è stata a Latina, dove hai mangiato il "pane duro".
"Avevo 18 anni, facevo parte di un progetto di giocatori giovani/meno giovani che arrivavano dalla Primavera e a Latina si giocavano gare "vita o morte". Ero la giovane promessa, son dovuto partire dalla Serie C, ma è stata la cosa migliore che potessi fare. Quell'anno mi ha formato tanto come calciatore e come uomo".
Si prosegue ad Ascoli, dove nasce una grande amicizia con Simone Zaza. Anche lui è svincolato...
"Eravamo grandissimi amici, sempre insieme. Ci siamo persi negli anni, non siamo più in contatto molto stretto. Mi viene sempre in mente, anche per questa cosa dei giocatori svincolati che fanno fatica a trovare squadra in un mercato sempre più bloccato. Per il giocatore che è Simone, mi lascia sbalordito che sia svincolato".
Hai lasciato un grande ricordo anche a Bari, dove ti hanno dedicato la pizza Fox21.
"Bari la porto nel cuore per tanti fattori, dalle persone che ho conosciuto allo stadio pieno in Serie B, con 60mila persone a sostenerti sempre. La vedo come una piazza da Serie A, meriterebbero il grande salto e mi è dispiaciuto molto per com'è finita la finale playoff. Ero davvero incredulo davanti alla tv, ma credo sia solo questione di mesi o anni perchè ritrovino la massima categoria".
Da qui il salto a Perugia, con Goretti che ti ha voluto fortemente. I biancorossi sono retrocessi e non vivono un grande momento, col cambio di proprietà in corso.
"A livello personale è stata una delle mie migliori annate. Avevo un rapporto straordinario con mister Camplone, che mi ha reso capitano quando non giocava Comotto. Ho vissuto una grande annata, c'erano uno stadio e un pubblico fantastici e porterò sempre Perugia nel cuore. Pur essendo lì in prestito, mi sono sentito davvero importante e giocavo con la spensieratezza che ti fa fare quello che vuoi. Ci tornerei in Serie C? Vorrei mantenere la Serie B, ma a certe piazze è difficile dire di no...".
Hai giocato e vinto in Serie B col Verona, dove hai coltivato una grande amicizia con Bessa e Pazzini, ma soprattutto hai debuttato in A. Che ricordo hai di quell'avventura?
"A Verona ho realizzato il sogno di giocare in Serie A, debuttando con la Roma all'Olimpico. Mantengo quella piccola soddisfazione, ma al tempo stesso c'è il grande rammarico perchè col senno di poi me lo sarei potuto godere di più l'esordio. A Verona sono stato bene e ho costruito dei rapporti che coltivo tuttora".
Sei stato importante anche al Cagliari, dove avevi un ottimo rapporto con Rastelli, che ora guida l'Avellino. Chissà che le vostre strade non possano riunirsi...
"La mia prima promozione l'ho ottenuta col Cagliari e ho un ricordo straordinario. Mister Rastelli mi ha fatto giocare praticamente ogni partita, saltandone giusto un paio, e sono stato molto felice con lui. Ho imparato molto sulla gestione della pressione, perchè tutti si aspettavano che vincessimo quell'anno. Mi ha insegnato tantissimo, dalla preparazione delle partite all'aspetto mentale di una big com'era quel Cagliari".
Hai contribuito anche a riportare in alto il Monza, che ora è una realtà consolidata in Serie A. Non c'è più purtroppo Berlusconi, che ricordo hai del presidente?
"Sono stato il suo primo acquisto da patron del Monza. Non l'ho mai visto senza sorriso o senza positività, quando veniva nello spogliatoio. Era un piacere vederlo, era sempre sereno o gioioso in qualsiasi situazione o durante le partite. Il suo carattere e la sua indole erano d'ispirazione. Un giorno ci portò nella sua villa e ci promise un quadro per chi collezionava meno gialli o segnava più gol. Aveva una rara generosità".
Al Monza è rimasto Galliani, che era tuo dirigente anche al Milan. Una garanzia di competitività.
"Non sarà facile ripetersi, però hanno messo delle ottime bassi e Galliani è una garanzia: vive di calcio da anni, ha sempre fatto grandi cose e mi aspetto che continui a farle. Pur non essendoci più il presidente, credo che continueranno a crescere".
Chi è stato il tuo idolo?
"Il mio idolo è assolutamente Rui Costa. L'unico altro giocatore che mi ha fatto andare allo stadio è Ronaldinho, quand'era al Milan".
In Croazia hai sfidato Josip Sutalo, che ora è un uomo-mercato e piace ai club italiani (Fiorentina e Napoli). Come lo vedi? Pronto per queste piazze?
"Un giocatore fortissimo, che è pronto per una grande sfida. La Dinamo, così come l'Hajduk, ha un incredibile settore giovanile e può esplodere definitivamente in una grande".
In Serie B è scatenato il Palermo: Ceccaroni, Lucioni, R. Insigne e il tuo "fratellino calcistico" Leo Mancuso...
"L'ho sentito qualche giorno fa e gli ho fatto i complimenti, perchè andare a giocare in una piazza del genere è un grandissimo risultato. Lo invidio un po' (ride), giocare a Palermo, con quel calore e quella passione, dev'essere un sogno".
Sei un grande amico dello chef Andrea Mainardi. Possiamo parlare di un Fossati grande cuoco?
Ai fornelli sono carente, compensa la moglie che è bravissima. Sono fuori casa dai 18 anni, ma sono tutt'altro che bravo. Per fare la torta di compleanno a mia moglie per i 29 anni, ci ho messo una giornata, ma almeno è venuta bene (ndr). Mainardi l'ho conosciuto anni fa e mi ha colpito per la sua umiltà, nonostante la notorietà televisiva e la partecipazione al GF Vip. Abbiamo organizzato una sorpresa a mia moglie con cui che sbucò fuori con la cena pronta. Un uomo straordinario".
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