ESCLUSIVA - Cristian Zaccardo: "Vi dico tutto sull'Italia 2006. Guidolin il mio papà calcistico, Berlusconi mi voleva bene: nello spogliatoio ci raccontava le barzellette. Paratici mi chiamò alla Juve. Potevo tornare a Palermo, ora faccio l'agente"
In esclusiva ai nostri microfoni e sul nostro canale Twitch (@NicoSchiraOfficial) è intervenuto quest'oggi Cristian Zaccardo, campione del mondo 2006 ed ex difensore di Wolfsburg, Palermo, Milan e Parma tra le altre. Ai nostri microfoni, Cristian ha sviscerato molti argomenti e raccontato svariati aneddoti sulla sua carriera e non solo, raccontandoci anche la sua seconda vita da agente sportivo. Ecco le sue parole.
LA SUA SECONDA VITA - "Ho intrapreso questa nuova strada da intermediario sportivo, con tante partite da seguire e giocatori da osservare, per ora al computer e in futuro speriamo allo stadio. Il calciomercato, anche da giocatore, mi è sempre piaciuto e ho scelto questa strada. Ho scelto il titolo da direttore sportivo e ora da agente: parto avvantaggiato, avendo vestito tante maglie e giocato per anni in Germania, e spero che questa nuova strada mi porti grande soddisfazioni. Mi piacerebbe lavorare sui talenti all'estero, portando qui giocatori sconosciuti che poi si ritrovano dei top player: in Italia c'è tanta concorrenza, all'estero magari posso fare un lavoro migliore. Ho già adocchiato qualche 2001 e 2002 tedesco che potrebbe far bene qui, poi vorrei sfruttare i miei contatti in Georgia e Russia e fare qualcosa di importante, partendo dal basso. Per ora sto "seminando" trattative che sbocceranno nei prossimi mesi: sappiamo tutti quanto sia difficile il calciomercato, ma sento di poter fare belle cose. E un trasferimento importante, a breve, potrei farlo. Ho qualcosa in ballo con un giovane rumeno".
AFFARI SFUMATI - "Cito il 31 gennaio e quel famoso scambio tra Milan e Parma con Biabiany. Al Parma sono legato da sempre ed è una squadra dove ho amici e grandi ricordi, però non ero convinto di tornare in quel periodo e avevo delle perplessità sulla proprietà di quel momento. Ricordo che Galliani se la prese per i miei dubbi, ma non me la sentivo e feci saltare l'operazione. Qualche mese dopo scoppiò il caos del Parma, con gli stipendi non pagati e il successivo fallimento, che allora nessuno si aspettava. Galliani, che non aveva preso bene il mio no al Parma che fece saltare quello scambio con Biabiany, che aveva già posato con la maglia del Milan, venne da me a novembre/dicembre, mi abbracciò e mi disse che avevo fatto bene a rifiutare e avevo ragione. Da quel momento, scherzando, mi prese come suo amuleto e mi disse "Quando dovrò giocare in Borsa, chiamerò te per un consiglio" (ride)".
IL PARMA ATTUALE - "Se guardiamo la classifica e le ultime due partite, dove sono passati da 6pti potenziali a solo due, il Parma vive un momento davvero complicato. Lo vedo male, anche se ha una proprietà importante con un progetto sui giovani molto interessante: a volte la stagione inizia male e non riesci davvero a raddrizzarla, questo mi sembra il caso del Parma. Nessuno si aspettava che loro, il Toro e il Cagliari facessero così male, e i ducali non si sono ancora ripresi".
IL BOLOGNA - "A Bologna ho iniziato la mia carriera, ci sono cresciuto da bambino arrivando a 11-12 anni e andando via a 23, ho grandi ricordi. Il Bologna punta a mantenere sempre la categoria, so che il presidente ha progetti ambiziosi e spero sempre che possa ambire all'Europa, ma vedo che ogni anno raggiunge la salvezza e nulla di più. Il mio era un grande Bologna, con Paramatti e Signori. Quando iniziai ad allenarmi coi "grandi", a 16 anni quand'ero ancora negli Allievi Nazionali, ho visto Baggio: è il migliore in assoluto, il più grande giocatore italiano per doti tecniche e umane. Ho avuto il piacere di giocare al suo fianco in due partite con le leggende e conoscerlo ancora meglio: è una persona squisita e faceva cose incredibili in campo. Il Bologna in cui ho giocato era una grandissima squadra, il mio debutto avviene il 18 novembre 2001, entrando al posto di Wome e sfiorando il gol: Chimenti fece un miracolo coi piedi e poi Cruz, purtroppo, sbagliò un rigore e perdemmo. Devo tanto a Francesco Guidolin che mi fece giocare e mi diede fiducia: quell'anno eravamo quarti alla penultima giornata, e se avessimo battuto il Brescia, ci saremmo giocati lo spareggio per la Champions League col Milan. Il 5 maggio fu drammatico anche per noi: perdemmo col Brescia e da quarti passammo settimi. Avevamo un Totò Fresi incredibile, che segnò 7 gol. Contro la Lazio, il giorno dopo il mio compleanno, segnai il mio primo gol alla Lazio: i miei primi due gol sono arrivati in quella partita, due anni consecutivi, entrambi il giorno del mio compleanno e contro la Lazio. Giocavo da esterno destro del 3-4-3, in quella gara venni poi spostato a sinistra e segnai su assist di Gamberini, di testa e battendo Marchegiani".
TOMIYASU - "Può essere il nuovo Zaccardo, sì. Lo vedo molto meglio come terzino che come centrale, ruolo per cui non ha l'altezza. Come terzino destro può giocare in una squadra che lotta per le prime cinque-sei posizioni: il Bologna potrà fare una plusvalenza vendendolo a una grande squadra".
PALERMO - "Guidolin spinse molto per avermi anche in rosanero. So che stasera si gioca Palermo-Catania, e seguo sempre il club con grande affetto. Ho passato 4 anni in rosanero, in Serie A, anni fantastici: lo stadio era sempre pieno, in trasferta si portavano tantissimi tifosi e abbiamo conquistato l'Europa League. Col Palermo ho raggiunto la Nazionale e vinto il Mondiale 2006: al club rosanero devo tanto, e spero che torni in Serie A il più presto possibile. Sarei potuto diventare il direttore sportivo o direttore dell'area tecnica del nuovo Palermo in Serie D, qualora avesse vinto la cordata di Ferrero: poi il tutto non si è concretizzato, il club è andato a Mirri che ho conosciuto durante una partita delle vecchie glorie del vecchio Palermo contro la squadra che militava in D. Negli anni della mia esperienza a Palermo, e negli anni successivi, in rosanero sono passati grandissimi giocatori: il club, il presidente Zamparini e il direttore sportivo Rino Foschi stavano facendo un progetto fantastico e hanno portato grandissimi giocatori a Palermo. Dybala, Vazquez, Pastore ecc ecc. Non si capisce come si sia potuti passare da quei successi, dai 4 giocatori nell'Italia del Mondiale 2006, al fallimento e alla ripartenza dai dilettanti. Vinsi anche il Fantacalcio della squadra nel 2006".
FANTACALCIO - "Lo faccio tuttora, sono appassionato da anni. Ogni tanto seguo i consigli di un tale Nicolò Schira, un amico che ci prende spesso (ride). Vinsi quello del Palermo, in un testa a testa con Morrone: ognuno di noi era obbligato a comprarsi e schierarsi sempre, io segnai due gol e vinsi. Il mio pupillo al Fantacalcio è Lukaku, mentre ho steccato sul trequartista passando guai tra COVID e infortuni con Boga, che per ora non si è confermato. In difesa ho preso Theo Hernandez e Hakimi, quindi ho due attaccanti. Sto cercando di capire se puntare su 12-13 titolari forti con riserve di minor valore, oppure fare un mix".
IL RUOLO DEL TERZINO - "Il ruolo del terzino è cambiato. Io ero un terzino "difensore", ora i terzini sono ali che spingono tantissimo e difendono un po' peggio rispetto al passato. Difficile fare un nome che mi ricordi lo Zaccardo che fu. Anche perchè, nel calcio attuale, forse giocherei come centrale destro della difesa a tre".
GLI AVVERSARI - "Quando giocavo centrale, Ibrahimovic mi faceva impazzire. Da terzino, invece, non riuscivo mai a prendere Mutu. Lo soffrivo tantissimo".
GUIDOLIN - "L'allenatore con cui ho fatto più stagioni in assoluto. Due a Bologna, due a Palermo. Abbiamo sempre avuto un grande rapporto".
ZAMPARINI - "Gli devo tanto, mi ha portato a Palermo e mi ha lanciato in una squadra che era ambiziosa e aveva un grandissimo progetto. Era un po' come dottor Jekyll e mister Hyde: un grande imprenditore, molto sereno e tranquillo durante la settimana, che però soffriva tremendamente la sconfitta e quando perdeva il giorno dopo doveva sempre trovare un colpevole. Gli allenatori finivano nel mirino e spesso perdevano il posto: si passava nel giro di due settimane dall'avere un allenatore intoccabile, all'avere un tecnico esonerato".
LE SUE STAGIONI - "La miglior stagione della mia carriera è il 2006/07, quello delle retrocessioni di Calciopoli: segnai 5 gol in Serie A e uno in Europa League. Eravamo in Champions League finchè non si è infortunato Amauri, Zamparini forse commise l'errore di non comprare un attaccante e calammo. Le migliori stagioni le ho fatte con Guidolin, l'altra è nell'anno del mio ritorno in Italia a Parma, quella del Mondiale 2010 dove non venni convocato da Lippi: chi andava fuori dall'Italia rischiava di perdere la Nazionale e scelsi di tornare in Italia per la maglia azzurra, sperando in una chiamata. Con Guidolin a Parma feci 5 gol e tre assist, ma non venni convocato purtroppo. Detto questo, a Lippi sarò sempre grato perchè mi ha reso campione del mondo".
LA CRISI EUROPEA DEL CALCIO ITALIANO - "La differenza in Europa la fa il ritmo. In Italia si va più piano e si predilige la tattica, qui siamo più attendisti, mentre in Inghilterra e all'estero viaggiano fortissimo. Non è un caso che l'Atalanta, che ha un ritmo europeo, sia quella che tiene maggiormente testa alle big, mentre le altre fanno molta fatica. Chi corre di più, sommando questa cosa alla qualità, vince".
17 NOVEMBRE 2005 - "Il mio primo gol in Nazionale, per di più alla "Favorita" di Palermo, su assist di Grosso che era mio compagno nel Palermo: lui era terzino sinistro e io terzino destro. Un gol importante, che ci qualificò matematicamente al Mondiale 2006. Segnare in Nazionale ti rimane per sempre, ricorderò sempre quel giorno. Avevo esordito contro la Finlandia: in campionato dovevamo giocare contro la Sampdoria e avevo un male cane alla gamba. Ogni volta che dovevo giocare di piatto svenivo, entrai gli ultimi venti minuti per far vedere a Lippi che stavo bene: sapevo che il treno non sarebbe passato due volte. Sono andato in Nazionale, ho provato un dolore tremendo per tutta la settimana, però dovevo assolutamente giocare quella sfida in cui Lippi provò i potenziali "nuovi talenti" per la Nazionale: vincemmo 1-0, giocai tutta la partita e Lippi mi chiamò ancora".
BERLINO E IL MONDIALE - "Tanti giocatori hanno fatto incetta di trofei, io posso dire di aver vinto un Mondiale. Calciopoli scoppiò mentre eravamo a Coverciano, la situazione e il clima non erano dei migliori, però siamo riusciti a isolarci e partire per la Germania, dove non eravamo tra le favorite, con assoluta tranquillità. Abbiamo rischiato tantissimo di uscire contro l'Australia: è l'unica partita dove mi son detto "Torniamo a casa", poi invece Grosso si procurò il rigore e lo trasformò. Ho capito che avremmo vinto il Mondiale quando abbiamo eliminato e sconfitto nettamente la Germania: eravamo in casa loro, e di fatto quella è stata la vera finale. Con la Francia ce la siamo giocata, ai punti avrebbero meritato loro, ma noi abbiamo vinto ai rigori. Il nostro segreto era il gruppo: eravamo uniti, sempre assieme, un gruppo granitico che faceva tutto insieme. C'erano meno distrazioni, tra social e telefonini, quindi facevamo dei tornei interminabili alla Playstation o a ping-pong. Ora vedo rapporti più distaccati, coi giocatori che si ritirano nelle camere e/o vanno subito a vedere Instagram e i social. Ai miei tempi il telefonino era vietato negli spogliatoio. Buffon e Barone, con me, erano fortissimi a ping-pong, alla Play invece c'erano le coppie e vivevamo bellissime esperienze: sembrava un villaggio turistico dove stavamo sempre in gruppo, si giocava, si guardavano le partite assieme e questo ci ha aiutato a superare le difficoltà in campo. Si faceva male Nesta, entrò Materazzi e fece gol. Io ho fatto quell'episodio sfortunato, è esploso Grosso ed è stata la rivelazione del Mondiale, in attacco segnavano tutti, ma non avevamo il grande cannoniere. Quell'anno lì dovevamo vincere noi, punto e basta. Ed è successo. Ho a casa la Coppa del Mondo, uguale all'originale. Quella notte, quando vincemmo, non ho pianto e non mi rendevo conto di cosa avessimo ottenuto: il giorno dopo, quando siamo scesi all'aeroporto e abbiamo ricevuto quel bagno di folla al Circo Massimo, mi sono emozionato e ho vissuto momenti indimenticabili. Più ripassa il tempo, e più quelle emozioni si rafforzano. Ora non è così facile vincere un Mondiale: ora sono uscite fuori Nazionali come Belgio, Stati Uniti, Croazia. Mi rendo conto di aver avuto una fortuna notevole".
L'ATTUALE NAZIONALE - "L'Italia diu Mancini ha dimostrato una grande forza nelle qualificazioni, riportando l'entusiasmo perso. Stiamo vivendo un anno particolare, il COVID e situazioni "esterne" possono cambiare la condizione fisica. Non è un anno normale, però la squadra c'è e dobbiamo essere fiduciosi. La più forte in assoluto, però, dev'essere la Francia: ha due fenomeni in ogni ruolo e dà un giro di pista a tutti. Basti pensare che Benzema, Veretout e Theo Hernandez non sono in Nazionale. Italia, Germania, Spagna e altre Nazionali però possono giocarsi le loro carte".
IL WOLFSBURG - "Con Dzeko e Barzagli vincemmo una storica Bundesliga. Ho fatto un anno in Germania, col Wolfsburg, una società che non era da tanti anni in Bundesliga, aveva centrato l'Europa League l'anno prima e nessuno pensava potesse vincere il titolo. A Natale eravamo noni in classifica, nel ritorno abbiamo fatto dieci vittorie consecutive e facemmo la scalata, per poi battere 5-1 il Bayern di Oddo e Toni, e vincere il titolo contro di loro grazie ai tanti gol di Dzeko e Grafite, che fecero 28 e 26 gol in 34 partite. Partivamo quasi da 2-0 in ogni partita, eravamo solidi dietro e vincemmo il campionato. Magath, tuttora, è l'allenatore più terribile dal punto di vista fisico che io abbia mai avuto".
DZEKO - "Da fuori è più facile giudicare certe questioni, come quella della sua querelle con Fonseca. Magari è scappata la classica parola di troppo, può capitare nello spogliatoio e nelle "famiglie". Ho visto e letto che i compagni di squadra lo difendono, e che lui si è scusato per l'errore commesso. Credo che la stima dei compagni, che condivido perchè è un ragazzo fantastico, possa aiutarlo a tornare uno dei leader assoluti della Roma e fare la pace con Fonseca. La fascia da capitano ora ce l'ha Cristante, ma Dzeko darà tutto e saprà lavorare e segnare per il bene della Roma. Se non dovessero recuperarlo, sarebbe controproducente per la squadra. Mi piace questo campionato aperto fino alla fine: il bello del calcio è quando ci si gioca tutto in pochissimi punti, giocandosi trofei e/o qualificazioni europee fino all'ultima giornata. Speriamo che sia così in Serie A, così da poterci godere un grande spettacolo da casa. L'anno dell'Inter? Hanno dei punti di vantaggio, giocano bene, fanno risultati e in più non hanno le coppe, dunque il vantaggio viene "raddoppiato". Le coppe, sperando che le italiane vadano avanti, potrebbero costare qualche punto alle altre squadre, mentre l'Inter può preparare ogni match con calma".
IL MIGLIOR GOL - "Parma-Sampdoria 1-0. Mi arriva una palla alta, salto Ziegler e batto Storari con un sinistro a giro. Ho fatto un gol importante col Palermo, contro la Juventus nell'1-1 e di testa contro Buffon: lì Lippi mi ha notato e si è convinto a convocarmi".
ALLEGRI - "Non mi spiego come possa essere fermo da due anni. Ho avuto il piacere di averlo al Milan, è uno strepitoso gestore del gruppo ed è molto simile a Lippi in questa caratteristica, che è fondamentale per i grandi club, anche più degli insegnamenti tattici. So che è stato accostato più volte alla Roma, ed è il primo nome che prenderei in considerazione per una big. Mi piacerebbe però che provasse un'esperienza all'estero: in Premier League sarebbe perfetto, anche se ribadisco che viene accostato alla Roma in caso di mancato rinnovo con Fonseca".
IL MILAN - "Arrivai nel gennaio 2013, con la squadra che inseguiva la Champions. Quel blitz di Galliani, mentre avevo un contratto di quattro anni col Parma, non me l'aspettavo. Avevo appena fatto un'offerta ufficiale per comprare una casa perchè credevo di chiudere la carriera al Parma. Alessandro Moggi e Marco Sommella mi chiamarono e mi dissero che c'era la possibilità del Milan: io ero scettico e chiesi tempo per pensarci. Dopo due settimane mi dissero che il club rossonero mi voleva a tutti i costi: c'era in vista Milan-Barcellona, non avevo mai giocato in Champions e dopo poche ore ero nella sede del Milan a firmare il contratto con Galliani e Braida. Giocai con Kakà, un leader silenzioso e un campione straordinario, che diventa leader coi suoi atteggiamenti e la sua professionalità. Lo stimavamo tutti, anche se sicuramente il primo Kakà era ancora più forte, anche se non ci ho mai giocato assieme ma solo contro: quando si fece male, lasciò un mese di stipendio, dimostrando la sua caratura umana. So che anche lui sta prendendo i patentini da direttore sportivo, magari ci ritroveremo a trattare assieme...".
BERLUSCONI - Una grandissima persona. Voto 10 per carisma, educazione e simpatia. Faceva sentire tutti importanti, dai giocatori ai magazzinieri. Un leader. Mi voleva bene ed è stato un onore averlo conosciuto. Raccontava sempre le barzellette, faceva qualche battutina e ha sempre amato scherzare: dava consigli tattici e lo ascoltavamo con piacere. Spero che riesca a portare in alto il Monza".
PIPPO INZAGHI - "L'ho avuto come allenatore al Milan. Fa un po' strano quando ritrovi un tuo ex compagno come allenatore. Magari fino a pochi mesi prima facevi cene e serate assieme, poi te lo ritrovi come mister. Però davanti a Milanello e davanti al gruppo avevamo sempre un rapporto professionale e ci si dava del lei, salvo poi "sciogliersi" in privato. Arrivò in un momento difficile del Milan, era giovane e alla prima esperienza tra i grandi, e non fu facile. Il Milan di quel tempo stava peggiorando, i risultati non sono arrivati e non venne confermato. Sono contento che stia facendo bene al Benevento e che abbia fatto bene al Venezia: vive per il calcio e merita i risultati che sta ottenendo".
IL MILAN DI PIOLI - Una squadra costruita per arrivare tra le prime quattro e in Champions League, poi ha sorpreso tutti ed è arrivato a lottare per lo scudetto. Essendo lì ci speri, però il Milan sta già facendo di più dei programmi: se arrivasse primo o secondo avrebbe fatto una stagione di altissimo livello".
SOGNI - "Mi sarebbe piaciuto essere allenato da Mourinho e giocare con Cristiano Ronaldo, che a livello carismatico è più trascinatore di Messi".
LA JUVENTUS - "Avevamo stravinto 4-1 col Parma, e fui vicino alla Juventus in quel mercato invernale del 2011. Delneri però scelse e preferì Sorensen, e non se ne fece nulla. Avevo parlato anche al telefono col direttore Paratici: a lui piacevo tanto. però Delneri aveva dei duibbi e rimasi a Parma. Fa parte del calcio, ci sono tante trattative o interessi che non si concretizzano per qualche motivo".
L'ULTIMO ANNO IN SERIE A E IL CARPI - "Sono stato capitano. Partimmo in sordina e sfiorammo la salvezza, col rammarico dei due rigori sbagliati da Mbakogu contro la Lazio. Mi accolsero alla grande, in una realtà diversa, che qualche anno prima era in C1 o C2, e arrivare in Serie A fu inaspettato e storico per loro. Quando vai nelle neopromosse è sempre difficile salvarsi, però avevamo una squadra molto forte e siamo stati molto sfortunati. C'era Borriello, c'erano giocatori interessanti come Lasagna ed elementi d'esperienza: per un punto non ci salvammo, ottenendo 38pti che è una quota con cui ora ci si salva in carrozza. Ci bastava quel punto con la Lazio, però sfortunatamente Mbakogu sbagliò i due rigori e perdemmo. Ringrazierò sempre la gente di Carpi, che in quell'anno mi ha dato tanto: sfiorammo un'impresa. Castori ora sta facendo bene in Serie B a Salerno, lui è un personaggio: molto genuino e vecchio stampo, se ti deve dire qualcosa te lo dice senza fronzoli o peli sulla lingua. Abbiamo avuto un bel rapporto, siamo molto legati e so che sta facendo molto bene a Trapani e a Salerno. La favorita per la Serie A, un club quasi obbligato a salire per la rosa che ha, è il Monza, però in Serie B può succedere di tutto".
BALOTELLI - "Talento sprecato? Non mi permetto di dirlo, però sicuramennte Mario avrebbe meritato tutt'altro carriera. Il Balotelli del Milan, in quei sei mesi, ci trascinò dall'ottavo al 3° posto: me lo ricordo fisicamente straripante e con un talento straordinario: Dopo quell'esperienza me lo ricordo a girare varie squadre e ora è in Serie B dopo aver commesso qualche errore: spero che aiuti il Monza a raggiungere la promozione, così da poterlo vedere in Serie A. Mario è un ragazzo tranquillo, un pezzo di pane, che ogni tanto fa qualche "bambinata" e finisce con l'inimicarsi l'opinione pubblica e si è creato un personaggio negativo per i media. Un bravo ragazzo, che ha pagato qualche sciocchezza, ma ha qualità tecniche e umane indiscutibili, che potevano valergli il ruolo di leader in Nazionale".
DONNARUMMA - "A 16 anni veniva e sembrava già un fenomeno, è un predestinato. Era freddo, giocare nel Milan non gli pesava per nulla, e non ha risentito delle pressioni neppure per i suoi rinnovi "tribolati" col Milan: non è così scontato arrivare a 250 partite col Milan a 22 anni. Spero che rinnovi col Milan e rimanga per tantissimi anni in Serie A: il Milan, di cui sono simpatizzante, ha dirigenti importanti e competenti, che faranno di tutto per trattenerlo. Speriamo che domanda e offerta si avvicinino".
RIMPIANTI - "Coi se e coi ma, siamo buoni tutti. Sarei potuto rimanere di più in Germania: avevo vinto il campionato, avevo un bello stipendio e potevo giocare la Champions League. Col senno di poi, visto che Parma non mi è valsa il Mondiale 2010, potevo restare al Wolfsburg e fare qualche anno in più all'estero. Il mio vero rimpianto però è l'MLS, dove speravo di giocare dopo la retrocessione del Carpi: mi sarebbe piaciuto andare al Montreal, avevo anche preso Andrea D'Amico come agente per accelerare questa operazione, però non si è verificata questa pista. Mi sarebbe piaciuto fare l'esperienza negli USA, magari anche a Orlando con Nocerino".
IL VICENZA E IL NUMERO 9 - "Sono arrivato nell'ultimo giorno, e in Serie B l'81 non si poteva prendere, mentre il 17 l'ho sempre evitato perchè porta sfortuna per molti giocatori. Era libero il numero 9, l'ho scelto e non mi ha portato fortuna, perchè ho segnato pochi gol e l'esperienza non è stata positiva: ci siamo lasciati male. La piazza però è fantastica, con una tifoseria incredibile che meriterebbe la Serie A".
SPEZIA - "Ci ho giocato nel 2000, a 19 anni e in Serie C, nella mia prima esperienza tra i professionisti e con allenatore Mandorlini. Bellissima stagione, ho giocato bene e quasi sempre, crescendo molto: porto quell'esperienza nel cuore. Perdemmo ai playoff col Como, non avevamo una brutta squadra: c'erano il papà di Zaniolo e Bordin, e ai tempi non era facile giocare in Serie C. Eravamo una neopromossa e facemmo un bellissimo campionato, giocando col 3-4-3 e davanti Zaniolo-Fiori-Chiappara col Condor Agostini: vedevi veli, triangolazioni e giocavamo un ottimo calcio. Mandorlini è un ottimo allenatore, con cui mi sono trovato molto bene. Sono contento che la società ora stia facendo bene in Serie A".
LA TOP-11 - "Qui mi fate litigare coi tanti giocatori con cui ho giocato: ho scelto di non allenare per questo, per non dover scegliere e limitarmi a costruire le squadre da ds (ride). 4-2-3-1. In porta Buffon, che preferisco al Donnarumma con cui mi sono allenato mentre era giovanissimo. Io mi schiero sulla destra come nel Fantacalcio di Palermo, centrali Barzagli e Nesta, a sinistra Grosso. De Rossi e Pirlo mediani, Totti-Baggio-Del Piero dietro la punta. Il centravanti è difficile da scegliere, ma dico Dzeko. Tenendo la palla tra i piedi, è una squadra da Champions League: tra qualche anno magari vinceremo i campionati delle leggende, quando smetteranno Gigi e Dzeko (ride)".
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